26/03/2019 - “In quale paese vuoi vivere?” Una campagna contro la regionalizzazione del sistema di istruzione
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Il sistema di istruzione nazionale è un fattore di coesione culturale e sociale del nostro Paese. I progetti di regionalizzazione messi in campo dalla richiesta al governo di maggiori forme di autonomia anche in materia d’istruzione, da parte del Veneto, della Lombardia e dell’Emilia Romagna, minano alle basi l’idea di una scuola pubblica nazionale e mettono fortemente in discussione l’unità del sistema dei diritti.
Regionalizzare l’istruzione significa disgregare il Paese.
Regionalizzare i contratti, gli organici, i salari del personale della scuola, significa attaccare il ruolo unificante dei contratti nazionali di lavoro, la garanzia di uguali diritti per tutte le lavoratrici e i lavoratori, in ogni parte del territorio nazionale.
Regionalizzare l’istruzione, vuol dire subordinare la garanzia di un diritto alle risorse economiche della regione, dare di più alle regioni che hanno più soldi e meno alle regioni con meno risorse, anche per questo qualcuno l’ha chiamata: la ‘secessione dei ricchi’.
I diritti non possono essere un bene limitato alle condizioni di dove si vive.
Noi vogliamo fermare questo progetto disgregatore, lavorando perché il diritto sociale all’istruzione resti garantito a tutte e a tutti, in tutto il Paese.
Vogliamo vivere un Paese solidale, che abbia una scuola di tutti e per tutti, dove anche i più poveri possano raggiungere i gradi più alti degli studi, proprio come dice la nostra Costituzione.
La scuola statale nazionale è garanzia di coesione e solidarietà sociale.
Restiamo uniti.